Finalmente sono tornato a percorrere le vie del Portogallo, mancavo ormai da qualche anno e spesso
mi accorgo di sentirne la mancanza. Ogni viaggio in questa terra, è sempre un bel ritorno a casa; lo affronto con gioia, divertimento e non capita volta che torni in Italia deluso.
Questa
volta ho scelto di “cavalcare” la costa, dal nord –dove non metto piede da troppi
anni- fino a Lisbona dove, invece, sono passato più di frequente.
Arrivato
a Porto, come primo impatto, ho stentato a riconoscerla.
Sarà perché un posto,
visto in estate o in inverno, cambia radicalmente fisionomia. Ma la luce della
notte ha solo rimandato di qualche ora l’appuntamento con gli sfavillanti
colori delle facciate dei palazzi. Le piastrelle che li ricoprono, che immagino
derivino dagli azulejos, donano al
centro della città un aspetto inusuale, dove è sempre piacevole far vagare lo
sguardo.
La
parte storica di Porto è costruita completamente su una parete di una collina a
picco sul fiume Douro (il mitico Douro), tanto che camminare per le vie è
oltremodo faticoso.
Con
il poco tempo a disposizione, l’idea era di perdersi un po’ alla ricerca di
nulla, passeggiare per il centro, prendere contatto con la gente, la luce, il Portogallo.
Certo, andrò a vedere quelle due o tre cose che mi avevano colpito quando ero stato qui, iniziando dal Complesso di San Francesco, con la splendida chiesa principale, dove
le decorazioni in oro abbagliano oltre l’immaginazione.
L’austera
cattedrale, che assomiglia ad una fortezza, la spettacolare stazione di Sao Bento con un atrio interamente tappezzato di aulejos, e una passeggiata sul ponte Dom Luis I sono il degno coronamento per
una città piccola, ma che riserva belle sorprese.
Fulcro di tutto il centro è Avenida dos Aliados, e per un po’ ho stentato a capirne il motivo.
In
realtà, riscendendo verso il fiume per la rua de Santa Catalina (la Carnaby
street di Porto), si scopre l’arcano. Una dritta via in discesa arriva fino
Aliados, per poi risalire fino alla Torre dos Clerigos. Spettacolare immagine
della città.
Da
queste parti c’è da dare un’occhiata anche alla Capela das Armas –sempre in rua
de Santa Catalina- splendida chiesa coperta di Azulejos, gioiello tutto portoghese che impreziosisce una via altrimenti invasa da negozi.
Poco distante c'é la “drogheria”, sala da thé, caffetteria Perola do Bolhao, proprio fuori
dall’omonimo mercato (rua Formosa).
Con un bimbo come compagno di viaggio (e ovviamente mia moglie) non potevo non andare al museo delle scoperte.
Si tratta di un museo che, grazie a scenografie dettagliate. ricostruisce la gloriosa storia del paese nella conquista del mondo oltre l'Europa, ancora totalmente sconosciuto.
Degli schermi interattivi spiegano le caratteristiche dei vascelli utilizzati nelle imprese e la vita a bordo durante i lunghi mesi di navigazione. La seconda perte del museo ci ha fatto salpare a bordo di una nave alla volta delle colonie a bordo di un mini-vascello. Musiche, luci e suoni ci hanno fatto rivivere l'emozione degli eroi portoghesi all'approdare in mondi tanto diversi; Brasile, Timor, Macao. Ma anche Cina e Giappone: sapevate che il giapponese "Arigatō" (grazie) deriva dal portoghese "Obrigado"??? Il museo é talmente bello che, per diversi giorni, mio figlio mi ha chiesto di
poterci tornare.
La prossima tappa di questo viaggio mi avrebbe portato a Coimbra per festeggiare il Capodanno, così ho iniziato il mio avvicinamento inserendo un paio di tappe intermedie.
Ci siamo diretti, per prima cosa, a Conimbriga, un antica città romana molto fiorente poiché sorgeva tra Olimpio (Lisbona) e Bracara Augusta (Braga), due città molto importanti dell'Impero. È il sito romano meglio conservato di tutta la penisola Iberica con numerosi mosaici perfettamente conservati e una splendida Casa dos Repuxos dove 500 fontane abbellivano un enorme giardino.
Curioso
è il grande muraglione che taglia in due l’antica città, ultimo tentativo di
arginare le invasioni sei Suebi che miravano a prendere il possesso della città.
Bella
anche la visita del piccolo museo adiacente, dove sono esposti gli oggetti di
uso comune rinvenuti negli scavi.
Da
segnalare il piccolo ristorante del complesso, cibo ottimo e prezzi non troppo
esagerati.
Il
paese, di per sé, non è eccezionale. Dal racconto di una commessa di un locale,
sembra che il sabato sera, visto l’enorme affollamento di gente, gli siano
portati via tutti i bicchieri da birra. Sarà, ma oggi di gente in giro ce n’è
veramente poca. E tra due giorni è Capodanno!
Il
Capodanno lo passeremo a Coimbra dopo una “visita” al piccolo parco Portugal
dos Pequinitos, dove viene riproposta l’architettura dei più importanti
monumenti del paese in miniatura. Interessante anche la riproduzione
dell’architettura dei palazzi delle (ex)colonie sparse per il mondo, ma
soprattutto delle case di tutto il Portogallo, regione per regione. Anche le esigenze
di mio figlio vanno rispettate.
Coimbra
è rimasta tale e quale al giorno della mia ultima visita. Città piccola e
romantica, in cui le vie commerciali corrono in orizzontale, quasi al livello
del fiume, mentre le vie residenziali si arrampicano sulla collina sormontata
dalla più antica università del paese (una delle più antiche d’Europa).
La visita all’università è un obbligo per chiunque gironzola per Coimbra, la Biblioteca Joanina è un frammento di storia. Sapete come fanno a proteggersi dai parassiti che possono attaccare libri e “scaffalature”? Durante la notte liberano dei pipistrelli (ammaestrati) all’interno della sala, coprendo tavoli pregiati e librerie con panni di cuoio! Al mattino, prima dell'apertura, tutto viene rimesso in ordine.
Splendida
anche la piccola Igreja de Sao Miguel, sempre nel complesso dell’università. Per accedervi
bisogna bussare alla porta principale ed il custode di turno viene ad aprire.
Le
sale interne dell’università trasudano storia, basti pensare che questo era
l’antico castello della città, convertito ad università già dal 1600.
Nel
centro mi piace passare sempre per le “solite vie”. La principale è rua Ferreira
Borges, dove negozi di firme moderne, ma anche vecchie ferramenta, empori o
pasticcerie, si alternano per tutta la lunghezza, dal Largo de Portagem (la
“porta” della città) fino a Praca 8 de
mayo, dominata dalla bellissima facciata della Igreja de Santa Cruz.
Percorrendo rua Borges in questo senso, sulla sinistra si scorge Praca do
Comercio, bellissima e intima. Così chiamata perché in questa piazza si teneva il mercato della città.
All’angolo sud della piazza, dietro la igreja de Santiago, c’è rimasta l’unica casa medievale di Coimbra; scorcio veramente impossibile da perdere.
All’angolo sud della piazza, dietro la igreja de Santiago, c’è rimasta l’unica casa medievale di Coimbra; scorcio veramente impossibile da perdere.
La
prossima tappa è Tomar, con la spettacolare fortezza templare, che già mi aveva
stregato nel lontano 2003. Oggi, però, è il primo gennaio ed è tutto chiuso. La
tappa di trasferimento la allungheremo un pochino, passando per Leiria. Questa
piccola città del Ribatejo (territorio a destra del Tago) sorge sotto uno
spettacolare castello, ma l’aria di festa ci lascia la compagnia di un tiepido
sole e di qualche anziano seduto in piazza a goderselo. Tutt’intorno i segni di
una notte di bagordi.
Tomar:
L’indomani
c’è il castello dei Cavalieri di Cristo (ordine che deriva dai Cavalieri Templari). La sua
presenza sopra il centro di Tomar è imponente e silenziosa da ogni angolo del
paese. La bella chiesa principale e la piazza sono solo un pallido riflesso di
storia rispetto al convento che le sovrasta. Com’è già successo nella storia, il
paese è sorto ai piedi della fortezza solo “grazie” alla sua presenza.
Aggirare le mura per accedere dall’ingresso principale dà una sensazione maestosa, solenne. Ho voluto essere qui appena l’immenso portone si sarebbe spalancato, per trovarmi qui da solo, per entrare proprio come un cavaliere alla corte del Gran Maestro. E così è stato.
La torre campanaria e la scalinata dalla quale si accede al complesso credo abbiano pochi rivali in Portogallo, in Europa, nel mondo. Sì, lo so. Sono completamente abbagliato dalla storia, dal mito dei templari.
"Il castello dei templari di Tomar venne costruito da Gualdim Pais, capo provinciale dell'Ordine dei Templari, attorno al 1160. Alla fine dello stesso secolo il castello venne scelto come quartier generale dell'Ordine in Portogallo. Il castello di Tomar fece parte del sistema difensivo creato dai templari per difendere i confini del neonato Regno Cristiano dall'aggressoine dei Mori, che in quel periodo (metà del dodicesimo secolo) arrivava approssimativamente al fiume Tago."
"All’interno del complesso, c’è una mescolanza di stili architettonici diversi che raccontano la sua lunga storia: testimonianze di arte romanica risalenti ai templari, arte gotica e manuelina implementata con le scoperte geografica, l’arte rinascimentale durante la Riforma dell’Ordine, elementi del barocco del 1600."
Ho letto da qualche parte che, probabilmente, questo è stato uno dei posti in cui venne custodito il tesoro dell’ordine o, forse, il Graal (per chi decide di crederci).
Il nucleo centrale del convento é la cappella chiamata Charola, enorme cappella affrescata con scene della bibbia in stile Manuelino. Uno di quei luoghi che lascia a bocca aperta...
Particolare di una scala a chiocciola |
Il Convento dei Cavalieri di Cristo é patrimonio mondiale UNESCO dal 1983 ed é uno dei monumenti storico-artistici più importanti del Portogallo.
Azinhaga:
Sulla strada per Lisbona, in pieno Ribatejo, non potevo non omaggiare uno degli scrittori che ho amato di più, José Saramago.
Premio Nobel nel 1998, solo da allora é stato rivalutato in patria, dalla quale aveva scelto di allontanarsi dopo le polemiche seguite alla pubblicazione del "Vangelo secondo Gesù Cristo". Un capolavoro assoluto!
Il piccolo paese di Azinhaga diede i natali a José de Sousa, al quale viene appioppato anche il soprannome del padre: "Saramago"; il nomignolo canzonatorio fu aggiunto in fondo al nome da un funzionario dell'anagrafe ubriaco.
L'atmosfera di Azinhaga é sonnolenta, testimonianza dei celebri natali é la fondazione a lui dedicata e l'enorme statua antistante.
Palazzo di Queluz
Ultima tappa prima di approdare nella "mia" Lisbona é il palazzo reale di Queluz. Si tratta del palazzo estivo (ex tenuta di caccia dei Reali di Portogallo) dove la famiglia reale veniva a riposarsi poco fuori dal centro della capitale.
Lo stile é pomposo e, sia nell'architettura che nei giardini, tende a ricalcare uno stile francese molto in voga in tutta Europa nel tardo '700. Il palazzo é conosciuto come la "Versailles portoghese".
Sale affrescate, statue, specchi. Argenteria e camere lussuose. Tutto quello che deve contraddistinguere una casa Reale c'é anche qui nel palazzo di Queluz che, tra l'altro, fu anche testimone di uno degli scandali rosa dell'epoca. La regina Maria I vi trascorse gli ultimi anni di vita in preda ad una follia progressiva, mentre sua nuora, la spagnola Carlota Joaquina, amava intrattenersi con l'ospite inglese William Beckford.
Ed infine Lisbona...
Non scriverò di nuovo a proposito di una delle città europee che amo di più, visto che le ho già dedicato diverse pagine, mi dilungherò un poco solo su un paio di cose che, strano a dirsi, ma non avevo mai visitato prima, almeno non recentemente.
Parque das Nacioes e l'Oceanario
La prima tappa é stata all'Oceanario, il più grande acquario d'Europa; costruito in occasione dell'Expo 1998 e realizzato in tema "Oceano", non potrebbe essere altrimenti vista la propensione di questo popolo all'esplorazione navale.
In realtà ero già stato qui con gli amici, proprio in occasione dell'Expo, e mi piaceva ritornarci soprattutto spinto dalla curiosità di vedere com'era stata riconvertita la zona. Avevo il terrore di trovarla quasi in rovina, come avevo trovato la zona Expo di Saragozza, invece...
Invece NO! Tutta l'area interessata dai padiglioni Expo é utilizzata e si presenta con un piacevole complesso, in gran parte commerciale.
L'acquario é ancora perfettamente funzionante ed é un richiamo per enormi folle di turisti. Come già accennato il tema é la vita negli oceani, la flora, ma soprattutto la fauna.
L'enorme vasca centrale é splendida, con squali, due esemplari enormi di pesce Luna, mante, torpedini, tonni... solo per citarne alcuni.
Nei vari piani del complesso, poi, sono riprodotti tutti gli habitat che questo enorme ecosistema può proporre con sale interattive ed infinite finestre dove (letteralmente) spiare questo mondo infinito.
Museo dos Azulejos
Il museo é allestito all'interno dei locali del convento di Madre Deus ed espone degli esempi di questa peculiare forma d'arte che deriva dalla dominazione araba. Si tratta di piastrelle di varia forma con decorazioni che variano dalle forme geometriche (i più antichi erano soprattutto di questo tipo), floreali, fino a disegni più elaborati con tonalità prevalentemente azzurra su sfondo bianco (da qui il nome).
Il materiale era utilizzato come decorazione "a basso costo" per le nuove regge nel territorio iberico.
Il museo non é che mi abbia entusiasmato troppo, se non nella parte che riguarda l'interno della chiesa, che con questo tipo di decorazione, e i ricami barocchi in oro, caratterizzano tante chiese portoghesi..
Il motivo che mi ha spinto qui era soprattutto rappresentato da una curiosità più frivola, volevo vedere dove aveva preso origine un gruppo portoghese, i Madredeus. Il nome deriva proprio dalla chiesa Madre Deus dove, in una sala, avvenivano le prime prove del gruppo che si andava formando. La fama conquistata in tutto il mondo da un gruppo di musica folk é dovuta soprattutto al fatto che Wim Wenders li scelse per la colonna sonora di un suo film: "Lisbon story"; era il 1995.
Madredeus |
Museo della città.
Il museo trova posto nell'ala orientale del Terreiro do Paço ed é una splendida narrazione della storia di Lisbona.
Grazie ad un' audioguida la narrazione procede rapida ed avvincente, attraverso i fenici, gli arabi, gli antichi romani.... fino alla rivoluzione dei garofani del 1974 e i nostri giorni.
C'é anche una sala che, con tanto di semplici effetti speciali, fa rivivere il dramma del terremoto (e del seguente maremoto) che distrussero gran parte della città nel 1755.
Il museo é molto interessante anche per i più piccoli, mio figlio ne é la prova. Durante più di un'ora di vista non si é mai tolto le cuffie per ascoltare tutto quanto gli é stato raccontato (anche le fasi più macabre).
E poi... le immagini di Lisbona con una guida d'eccezione: Fernando Pessoa.
"La giornata è così bella che non ho neanche voglia di sognare. L'assaporo con la sincerità dei sensi alla quale l'intelligenza si abbandona. Passeggio come un commesso liberato. Mi sento vecchio soltanto per avere il piacere di sentirmi ringiovanire."
“Sulla parte alta della piazza, di fronte al fiume, si trovano tre strade parallele; quella di mezzo è arricchita da un magnifico arco trionfale di grandi dimensioni. […] Rua do Ouro, a causa della sua importanza commerciale, è la strada principale della città. […] Quasi al termine superiore della strada, sul lato sinistro se la si risale, c’è l’ascensore di Santa Justa. […] E’ uno dei belvedere di Lisbona e suscita sempre grande ammirazione nei turisti di qualsiasi provenienza.”
“La Praça do Comércio, […] occupa uno spazio enorme, perfettamente quadrato, bordato sui tre lati da edifici in stile uniforme dagli ampi archi di pietra. […] Il quarto lato della piazza, a sud, è formato dallo stesso Tago, assai ampio in questa parte […].
L’aspetto generale della piazza è tale da offrire un’impressione di piacevolezza anche al più esigente dei turisti.”
"il vecchio quartiere dei pescatori, che ancora conserva gran parte del suo antico aspetto. [...] Il turista [...] avrà la nozione, che non potrà essergli data da nessun altro luogo, di come era Lisbona in passato. Qui ogni cosa evoca il passato; l'architettura, il tipo di strade, gli archi e le scalinate, i balconi [...], le genuine abitudini della gente che vive una vita piena di timore, di chiacchiere, di canzoni, di povertà e di sporcizia."
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