Evora, una perla dell'Alentejo

Se cammini tra i palazzi realizzi che il tempo, rallentando, si è esaurito nel ‘600 di questo secolo quando iniziò un declino inesorabile con il passaggio del trono portoghese alla Spagna. Proprio  questo declino ha permesso che l’aspetto del meraviglioso centro storico sia rimasto immutato fino ad oggi. 


Ad Évora è anche possibile andare alla ricerca di qualcosa di più e trovi dei resti romani, per cui ti rendi conto che in qualche angolo della città il tempo è fermo a 2.000 anni fa. 





Ma puoi anche solo sederti sulle panchine della piazza principale e guardare la gente passare con quei loro ritmi rilassati. Se guardi la gente, il tempo si è fermato agli anni ’50.



Bellissima la Praça do Giraldo, dove nel medioevo venivano eseguite le condanne enunciate dall’Inquisizione e a sud della quale si dirama l’antico quartiere ebraico (la Judaria) con un groviglio di vicoli acciottolati.

Sensazionale la cattedrale e la zona monumentale subito intorno, dove un tempio di epoca romana svetta imponente nella piazza.
Interessante la visita al ‘Palacio dos duques de Cadaval’; ciò che mi diverto a fare è immaginare i gesti quotidiani di chi ha abitato quelle stanze, di chi ha utilizzato quegli oggetti che ora rimangono dietro bacheche di vetro, disponibili all’occhio di chi paga il biglietto.


Ciò che mi ricordo più nitidamente sono, però, quei luoghi in cui ti sbatti solo per caso. Quelle porte di solito chiuse, nelle quali non saresti mai entrato se il fato non l’avesse lasciata aperta in quel momento in cui stai passando.
Così è accaduto con la Igreja da Misericórdia; questa chiesa si trovava proprio di fronte l’ingresso del mio albergo e nei giorni che ho trascorso ad Evora, era rimasta sempre chiusa.
Il 31 dicembre, l’ho trovata aperta. Gli Azulejos, piastrelle decorate tipiche del Portogallo, decorano tutti i lati di una chiesa dalla pianta semplice. Uno spesso telo di velluto scuro ne nasconde la vista dall’esterno, ma l’interno è un' esplosione di immagini e decori. Azzurro, bianco, giallo e verde. In questa chiesa ho passato quasi un' ora insieme ad alte venti persone che partecipavano ad una veglia funebre. Anch’io ero lì per lo stesso motivo. Ieri mi trovavo nel magico cerchio di pietre, punto di contatto tra la vita e la morte e in una semplice chiesa piena di colore è maturato il ricordo ed un magnifico saluto ad una persona importante  …
Non c’è la modernità ad Évora, non c’è la modernità in Alentejo. Questa terra è la terra dei nostri padri, dei nostri antenati. La terra costruita e plasmata in mille e più anni. La terra rivoltata con le mani, se necessario, la terra che con i frutti dava la vita, la terra che con la vita permetteva la vita.
Certo qui c’è acqua, almeno in inverno; qui c’è terra coltivabile e terreni “facili”. Ma che io sappia, mai è stata facile la vita di un contadino.

Vuoi scendere fino in paradiso? Vuoi vivere questa terra giusto un poco? Allora dobbiamo lanciarci alla scoperta di paesi e per non perdere tempo dobbiamo partire preparati. Évora è stato lo spunto, lo stimolo a muoversi ed ora dobbiamo scoprire se il resto non nasconde proprio nulla.

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